sabato 19 giugno 2010

TAVOLA ROTONDA CON DIPAK RAJ PANT-TERNI




Il giorno 17 Giugno 2010, presso il Teatro "Sergio Secci" di Terni si e' tenuta la tavola rotonda dal titolo: "Marketing urbano, Strategie di sviluppo del territorio".
L'evento e' stato possibile grazie alla sinergica collaborazione tra la Gessi Accademy, nella persona di Eusebio Gualino e l'Associazione Giovani Architetti di Terni (Gatr).
La tavola rotonda e' stata incentrata sul tema delle trasformazioni socio-economiche ed identitarie del territorio, prendendo atto dell'esistenza di nuovi scenari urbani possibili.
Tra le tante personalità illustri che hanno partecipato all'evento era presente il prof. Dipak Raj Pant.
Il prof. Dipak R. Pant e' considerato il pioniere del "Programma delle Terre Impervie (Extreme Lands Program", uno studio che conivolge approfondimenti di carattere etnografico, economico e della pianificazione dello sviluppo sociale ed economico nelle zone del mondo considerate piu'marginali e difficili, storicamente abitate.
Egli e' un grande sostenitore dell'idea che, la sostenibilità sociale ed ambientale siano degli elementi fondamentali e basilari per ogni strategia di competitività nel mercato globale; sostiene anche che dal caos globale degli eco-sistemi, delle identità etniche ed economiche, emergano nuovi rischi, sfide ed opportunità di sviluppo da cogliere.
Il prof.D.P.Pant affianca varie organizzazioni governative, non governative e aziendali per questioni di politica economica sostenibile, pianificazione strategica, legate allo sviluppo sostenibile.
Il prof. Dipak R. Pant e' Direttore di Studi Interdisciplinari per l'Economia Sostenibile (Head, Interdisciplinary Unit for Suistainable Economy) C/o Università Carlo Cattaneo LIUC) e docente -titolare di Economia Sostenibile e di sistemi Economici Comparati presso la medesima università.

Per chi volesse approfondire l'argomento si riportano alcuni link utili:
Bibliografia:
1) Trialogo, Editore Gruppo albatros II filo - anno 2006
2) Antropologia e strategia, editore Guerini scientifica - anno 2004

Arch.Daniele Todde
per Ark's Associazione Culturale




giovedì 8 gennaio 2009

BURJ DUBAI

Scelsi di fare l’Architetto all’ età di 6 anni dopo avere visto in alcune riviste le opere di Frank Lloyd Wright e Oscar Niemeyer; è passato tanto tempo e dopo tanti sacrifici ho portato a termine quello che era il mio sogno di vita e professionale.
All’ università rimasi colpito dall’ ellenica perfezione degli edifici di Mies Van Der Rohe e Louis Isidore Khann, dall’ incredibile statica dei palazzetti di Luigi Nervi e credo a tutt’ oggi di aver una passione smisurata per la materia sia dal punto di vista Umanistico – Artistico che Tecnico – Scientifico.
Ci sono Cose Fatti e Persone che contribuiscono ad aumentare moltissimo questo mio entusiasmo; mi riferisco in particolar modo allo sviluppo tecnologico delle costruzioni negli ultimi 15 anni.
Dopo aver accantonato verso la fine degli anni ’70 la corsa all’ edificio più alto, l’ industria delle costruzioni si è rimossa in moto in specie qual modo nei paesi dalle economie emergenti, come la Malesia, la Cina, l’ India, gli Emirati Arabi Uniti.
L’ edificio riportato nelle immagini sotto è il Burj Dubai, attualmente ancora in costruzione, dovrebbe essere ultimato verso la fine di quest’anno.

fig.1: Burj Dubai. Settembre 2008. N.b. l’ edificio contrassegnato dalla freccia rossa ha circa 70 piani!
Nonostante sia ancora da ultimare, questo edificio al limite della fantascienza è attualmente il Grattacielo più alto del pianeta con i suoi 150 piani costruiti e 700 metri di altezza.
L’ aspetto della torre una volta finita sarà quello riportato nella simulazione sotto, fatta dallo studio di Architetti di Chicago “SOM” (Skidmore, Owing e Merril), suoi Progettisti.
fig. 2 - Edificio completato simulazione

Alla posa dell’ ultima pietra questo gioiello dell’ Ingegneria e dell’Architettura avrà raggiunto, stando alle indiscrezioni dei progettisti, (dati da considerarsi veritieri) l’ incredibile altezza di 820 metri e 170 piani non compresa l’ antenna.
Viene qui di seguito riportata una tabella comparativa tra i più alti edifici attualmente esistenti e il Burj Dubai.

Figura 3 - Comparazione tra i più alti edifici del pianeta

Qui di seguito si riportano delle immagini del grattacielo in costruzione.


Figura 4 - ripresa dal basso della zona dove sorge il Burj Dubai

Figura 5 - la Torre in costruzione


foto 6 - Ripresa aerea, da notare le differenti altezze tra il Burj Dubai e gli altri grattacieli della zona

Il Burj Dubai non è solo il segno e l’ affermazione dell’ economia di Paesi emergenti come quelli arabi, ma è il simbolo dei tempi che cambiano, è la ripresa di progetti considerati utopici come quello per il grattacielo alto un miglio progettato da Frank Lloyd Wright del 1956 a cui il Burj si rifà nelle soluzioni strutturali, della pianta a tripode e nei profili architettonici, segno che le soluzioni del maestro americano non erano utopiche, bensì troppo all’ avanguardia per essere capite.

Figura 7 - Comparazione tra i Profili del grattacielo alto un Miglio di Frank lloyd Wright (1956) e il Burj Dubai

Il Primato di questo colosso di acciaio e vetro però non dovrebbe durare tantissimo, già si parla di una Nuova Torre da costruire sempre a Dubai, la Nakheel Tower che dovrebbe raggiungere l’ incredibile altezza di 1100 metri lineari e stando ad indiscrezioni e notizie fatte trapelare dalla stampa, secondo gli studi condotti dai progettisti ci vorrebbero 10 anni di lavori continui per completarla (foto sotto).

Figura 8 - la Nakheel Tower, l' edificio alto un chilometro che dovrebbe togliere il primato di grattacielo più alto del Mondo al Burj Dubai

Vorrei spendere le ultime parole di questo articolo per parlare del caso Italia; il nostro paese non ha di certo bisogno di edifici alti un chilometro, ma ha sicuramente un gran bisogno di infrastrutture di tutti i tipi in specie qual modo nelle regioni più arretrate.
Il Paese del “Non fare” in questi ultimi anni si è incartato su posizioni conservatrici e non di certo progressiste che ci porteranno allo sfascio totale nel giro di poco tempo, se andiamo anche ad analizzare la velocità in cui simili cambiamenti vengono introdotti dai nostri Partner Europei e nei Paesi in Via di Sviluppo ci renderemo senz’altro conto che c’è tantissimo da fare.
Per chi volesse approfondire le tematiche e gli argomenti affrontati in questo articolo questo è il sito ufficiale del Burj Dubai:
www.burjdubai.com

Arch.Tito Antonio MagliocchettiArk's
Associazione culturale ®

sabato 3 gennaio 2009

Man Ray al Man











Martedi 6 gennaio, giorno dell’ epifania, al Museo MAN di Nuoro chiude la rassegna dedicata a Man Ray.
“Unconcerned but not indifferent”, questo è il titolo della Mostra che raccoglie circa trecento tra disegni, dipinti, fotografie, sculture e oggetti appartenuti al grande artista e fotografo americano. Emmanuel Radnitsky, questo il vero nome di Man Ray, nasce a Filadelfia (Pennsylvania) il 27 agosto 1890, da genitori ebrei russi con i quali parte, all’età di sette anni, per New York.
Nella metropoli americana prendono residenza nel quartiere di Brooklyn. Al Liceo, Emmanuel frequenta le lezioni di pittura e successivamente, appena diciannovenne, studia alla Scuola delle Belle Arti di New York, seguendo contemporaneamente corsi di disegno e di acquarello.
A Ridgefield, nel New Jersey, dove vivrà per quattro anni, lavora come disegnatore pubblicitario. Tenta dunque, insieme al poeta Alfred Kreymborg, di fondare una comunità artistica. Incontra Alfred Stieglitz ed entra in contatto con l'avanguardia americana.
La scoperta dei movimenti artistici europei avverrà nel 1913, dopo aver visto le opere di Marcel Duchamp e Francis Picabia all'Armory Show.
Realizza quindi il suo primo quadro cubista: un ritratto di Alfred Stieglitz. Si sposa con la poetessa Adon Lacroix con la quale pubblica il libro A Book of Diverse Writings. La guerra in corso in Europa blocca il suo progetto di recarsi a Parigi.
A venticinque anni, Man Ray acquista una macchina fotografica per riprodurre i suoi quadri e fonda la prima rivista americana dadaista The Ridgefield Gazook: quattro pagine con sue illustrazioni e testi di sua moglie, Adon. E' l'anno del suo incontro con Duchamp e della sua prima esposizione alla Daniel Gallery di New York. Nel 1919 si separa dalla moglie, pubblica l'unico numero di TNT, rivista di tendenza anarchica, e inizia una collaborazione fotografica e cinematografica con Marcel Duchamp.
I due, insieme a Katherine Dreier, Henry Hudson e Andrei McLaren fondano la Société Anonyme, un museo d'arte d'avanguardia.
Nel 1921, durante la quindicesima mostra annuale di fotografia, vince un premio per un ritratto di Berenice Abbott, allora scultrice e in seguito fotografa e sua assistente per tre anni.
Il sodalizio con Marcel Duchamp è ormai consolidato e Man Ray lo raggiunge finalmente a Parigi dove incontra i dadaisti e fa la conoscenza di Jean Cocteau, Erik Satie e Kiki de Montparnasse.Sono anni ricchi di attività artistiche: pubblicazione di libri, partecipazioni a decine di mostre personali e collettive, la realizzazione delle rayografie, di immagini di nudo, ritratti e fotografie di moda.
Nel 1923 gira Retour à la raison, il primo di alcuni film (Anémic cinéma, Emak Bakia, L'Etoile de mer, Les Mystères du Chateau de dé).
Nel 1929, Lee Miller diventa la sua assistente (e lo sarà fino al 1932).
L'invasione nazista del 1940 costringe Man Ray a lasciare la capitale francese alla volta di New York per stabilirsi successivamente a Hollywood, dove incontra Juliet Browner, sua futura moglie, e dove rimane per 11 anni prima di fare ritorno nella Capitale Francese, nella Biennale di Venezia del 1961 riceve la medaglia d'oro per la fotografia mentre nel 1971 gli saranno dedicate due retrospettive, a Rotterdam e a Milano (alla Galleria Schwarz), comprendenti 225 lavori realizzati tra il 1912 e il 1971.Man Ray muore a Parigi, nel 1976, all’età di 86 anni. venne seppellito nel cimitero di Montparnasse.

Il suo epitaffio recita: “Unconcerned but not indifferent”, traduzione inglese di “Non curante, ma non indifferente”.

Arch.Tito Antonio Magliocchetti
Ark's- Associazione culturale ®






martedì 16 dicembre 2008

“Pinturas” Mostra di Pietro Costa a Nuoro

“Pinturas”, Un vortice di colore su un mare di blu. “Illaderande” è la copertina della mia esposizione, memoria di un fare agropastorale, chiave dell’ imponderabile; il rapporto uomo animale, le calamità inaspettate, lo spazio che ti accompagna, ti sovrasta e fa parte di te. Il vuoto ed il pieno diventano unica identità, l’individuo è interprete di sensazioni, passioni, amori. Un vortice di luce, tensioni che stimolano, frustano la voglia, il coraggio di vivere. Anche questo è il mio essere”
Queste sono le parole di Pietro Costa sulla sua ultima esposizione nella casa-studio di Via della Pietà; eremo di cultura arroccato nel Cuore della Vecchia Nuoro .
Dalle ampie vetrate che si affacciano sulla bianca Corte si intravedono i colori densi dei suoi quadri.
Tre i colori principali, il Blu, il Rosso ed il Giallo lo avvicinano ai Maestri Espressionisti dell’ Europa Settentrionale.
Cosi come Edward Munch e Oscar Kokoschka, la sua personalità artistica risulta quasi ispirata dalla convinzione che sull'umanità pesi un destino tragico e ineluttabile a cui si unisce la natura impotente di fronte alle tragedie della vita, rappresentata dai Cavalli ritratti a tinte forti.
Ernst Kirchner e Emil Nolde avevano come soggetti prediletti gli emarginati e la gente comune, Pietro Costa riprende temi legati alla vita agropastorale della Barbagia: animi semplici ma profondamente passionali, uomini sempre affranti e in conflitto continuo tra di loro e con la natura, le donne della nostra terra sulle cui spalle grava il peso di una società matriarcale e arretrata.

interno della mostra

dettaglio di un'opera

dettaglio di un'opera


Nato a Nuoro nel 1949, si diploma presso l'Istituto Statale d'Arte di Sassari nel 1969.
Alcuni anni dopo, inizia la docenza in Discipline Pittoriche all'Istituto Statale d'Arte di Nuoro proseguita sino al 1992.
La prima personale è del 1975, alla Galleria "Leomar's" di Macomer; partecipa a diverse collettive in diversi centri dell'isola e tiene un'altra personale in piazza Veneto, a Nuoro, nel 1976.
Negli anni successivi si dedica esclusivamente alla progettazione di spazi urbani abitativi. Solo dopo una pausa di un decennio (nel 1987) riprende a operare nell'ambito artistico, sviluppando la sua indagine soprattutto nell'espressione pittorica e approfondendo le tematiche legate alla figurazione e ai valori cromatici dalle accese tonalità.
È presente con una personale alla Galleria "Il Portico" di Nuoro (1987). Soprattutto a partire dagli anni 90 concentra l'attività espositiva attraverso numerose personali e partecipazioni a collettive. In questi anni la sua ricerca si definisce non più solo attraverso la pratica pittorica ma anche sul versante plastico, dapprima con terrecotte e successivamente con opere di grandi dimensioni in pietra.Nel 1991 espone a Nuoro la scultura La collana megalitica, piazza Veneto, e sempre a Nuoro, esegue un murale contro la droga in viale Sardegna. Partecipa alla mostra collettiva Immagini Mediterranee a S. Maria della Quercia, Viterbo 1993, e realizza il Manifesto per la "Sagra del Redentore" di Nuoro, edizione 1993. Colore Calore è il titolo della personale allestita a Nuoro nel 1994; seguono altre personali alla Galleria "S.Satta", Nuoro 1994; Galleria "The art", Torino 1995; Partecipa successivamente alla collettiva Ritratto e Autoritratto, presso la Galleria "La Bacheca", Cagliari, 1994. Seguono le mostre personali alla "Corte de sos Ciolos", Orgosolo 1996; I tesori della Cultura sarda, Villa la Tesoriera, Torino 1996; Galleria "La Bacheca", Cagliari 1996; Tensioni, Galleria Comunale d'Arte, Nuoro 1997.È presente alla I Biennale d'Arte Contemporanea presso il Trevi Flash Art Museum, Trevi in Abruzzo 1998. Seguono le partecipazioni ad alcune collettive, tra le altre: La spazialità della materia, Località Costiolu, Nuoro 1998; Gli Arconauti, Festival Internazionale "Time in Jazz", Berchidda 1999. Esegue nel 1999 sculture all'aperto a Nuoro e Ollolai, rispettivamente: La fontana di Istiritta e S'Istrumpa. Nel 2000, partecipa a La Lotta nell'Arte, Coni Filpik, Roma; Realizza il rilievo in terracotta per l'ingresso del Seminario di Nuoro raffigurante una Madonna col Bambino e tiene la persdonale Il pastore e la luna, presso la Casa-Studio di Nuoro. Realizza nel 2001 l'installazione Brusiaos per il MAN di Nuoro; e per la stessa città il Monumento Il pastore e la luna. Sempre a Nuoro tiene una personale di pittura e scultura ed espone opere pittoriche e scultoree alla rassegna Cagliari per l'Arte in Sardegna, allestita al Centro Comunale d'Arte e Cultura Ex-Ma', Cagliari 2002.Nella stessa occasione realizza il bozzetto per il monumento a "Roland Garros". Nel 2002 è la partecipazione alla II Triennale d'Arte e Sport di San Marino e al Premio Arte Ceramica "Salvatore Fancello", Nuoro 2002-03.Tiene una personale presso la sua Casa-Studio, Nuoro 2003; realizza una installazione di protesta contro la guerra, Piazza delle Grazie, Nuoro 2004.Una sua opera è custodita presso il MAN di Nuoro.Vive e lavora a Nuoro
Per chi volesse approfondire: http://www.pietrocosta.it/

Arch.Tito Antonio Magliocchetti
Ark's- Associazione culturale ®

lunedì 17 novembre 2008

Ark's in Gessi s.p.a.






Un sentito ringraziamento alla societa' Gessi S.P.A. di Serravalle Sesia ed a tutto lo staff della Societa' Lupinu s.r.l. di Orosei, che hanno consentito ad Ark's-Workgroup ® la visita e lo stage formativo presso gli stabilimenti del Parco Gessi di Serravalle Sesia!

Un ringraziamento speciale ad Antonio Noli che ha contribuito al buon esito dell'iniziativa.



Arch. Daniele Todde, Arch. Mirko Costa, Arch.Tito Antonio Magliocchetti
Ark's - Workgroup ®
Ark's- Associazione culturale ®


Da oggi e' possibile vedere le fotografie e le interviste relative a questo evento cliccando il link:

lunedì 27 ottobre 2008

Museo Quai Branly a Parigi

Di recente in occasione di una visita fugace a Parigi mi sono imbattuto in una costruzione veramente singolare e molto affascinante: il Museo Quai Branli progettato dall'Architetto francese Jean Nouvel.
Quasi per caso mentre visitavo la tour Eiffel, a circa 100m di quota dal suolo, in totale ammirazione dell'immensa distesa urbana parigina, la mia attenzione e' stata catalizzata da una chiazza cromatica dalle tonalità molto autunnali che si differenziava in maniera ben determinata dal contesto urbano circostante.

vista dalla Tour Eiffel
Per chi ha avuto il piacere di vedere Parigi dall'alto, o dalla Tour Eiffel o dal colle del Sacro Cuore, ha potuto notare la quasi omogeneità cromatica dovuta all'uso quasi esclusivo dell'arenaria che dona al contesto urbano parigino delle tonalità tendenzialmente chiare.
Chiaramente non potevo resistere alla tentazione di sapere di cosa si stesse trattando, vista la stimolante posizione a ridosso della Senna e l'articolazione planimetrica molto dinamica e inserita in un contesto ricco di vegetazione.
Sceso dalla Tour Eiffel mi sono subito diretto verso la tentazione architettonica!
Tra una viuzza e l'altra sono arrivato lateralmente all'edificio, in un contesto quasi irreale: non un edificio con uno spazio verde ma un edificio fuso con esso e da esso totalmente inscindibile: ecco ero davanti al Museo quai Branly, un gioiello dell'architettura contemporanea dedicato alle arti e civiltà d'Africa, Asia, Oceania e Americhe e comunque non occidentali....praticamente unico nel suo genere in Francia ed uno tra i pochi nel mondo occidentale.

Vista laterale del Museo

La nascita del museo è stata voluta da Jacques Chirac, grande appassionato di arte primitiva e non occidentale, che l'ha inaugurato nel 2006. L'edificio e' molto articolato e presenta una disposizione planimetrica per gran parte su pilotis, quasi a ricordare una palafitta rispettosa dell'ambiente lacustre sottostante.
Al di sotto per chi arriva a piedi si presenta uno scenario fantastico: una sequenza interminabile di colline artificiali, specchi d'acqua e vegetazione di ogni tipo....percorsi non regolari che portano l'attenzione del visitatore quasi come un filo d'Arianna, alla scoperta del complesso.
L'edificio sembra essere la continuazione cromatica del paesaggio circostante: le pareti ventilate di rivestimento sono costituite da pannelli metallici policromi e la composizione cromatica e' stata studiata nei minimi dettagli per dialogare con la natura circostante.
Il giardino attravesa l'edificio e arriva quasi a ridosso della Senna dove una parete vetrata a tutt'altezza delinea la demarcazione del parco museale quasi a volerlo proteggere e allo stesso momento mettere in mostra.


vista dal giardino interno
La parte dell'edificio verso la Senna e' interamente impreziosita dalle pareti vegetali verticali dell'artista botanico Patrick Blanc, autore di innumerevoli composizioni floreali sparse in tutto il mondo, tra le quali qualla inserita nel Caixa Forum di Herzog e de Meuron a Madrid.


vista verso la green wall

Incuriosito e meravigliato decido di visitare il museo e mi dirigo verso la hall.Una rampa elicidale di accesso a lievissima pendenza mi porta da un contesto naturale estremamente luminoso ad uno via via piu' tenebroso.
Tutti gli spazi espositivi interni sono stati volutamente schermati alla luce solare a voler quasi evidenziare la sacralità legata alla primordialità dell'uomo.L'interno e' veramente sbalorditivo: un percorso centrale composto da pareti riproducenti conformazioni morfologiche poste tra l'osseo ed il roccioso; sembra di trovarsi nella gola di un crepaccio o nel letto di un fiume tropicale. Lateralmente un doppio percorso espositivo conduce alla scoperta di vari ambienti tematici: l'America, l'Asia, l'Africa, l'Oceania si susseguono senza soluzione di continuità in un contesto che incute rispetto amirazione e sopratutto silenzio quasi si tratasse di un luogo scacro.La scacralità è presente nella primordialità di ogni oggetto esposto, testimone di civiltà in buona parte scomparse.La cosa incredibile e' anche la visitabilità del complesso espositivo: qualsiasi angolo dell'enorme museo e' perfettamente raggiungibile da chiunque senza distinzione di condizioni di mobilità, trattandosi di un'enorme nastro espositivo in lieve pendenza!

Tra le magie di questo museo vi e' la totale sostenibilità dell'impianto: le pareti vericali, le vetrate i tetti sono arricchiti dal fotovoltaico, nel sottosuolo le sonde geotermiche garantiscono un perfetto equilibrio termico. E' difficile trasmettere il fascino di questo luogo ma invito chiunque si trovasse a Parigi ad andare a visitarlo merita veramente considerazione.

Comunque e' possibile documentarsi visitando questi link.

http://www.quaibranly.fr/fr/

http://www.jeannouvel.com/noflash.html




Arch.Daniele Todde
Ark's Workgroup ®
Ark's Associazione culturale ®

domenica 28 settembre 2008

Mostra dei progetti di ampliamento del museo Nivola ad Orani


vista all'interno della mostra


il progetto vincitore

il progetto vincitore


vista all'interno della mostra


"pecore in controluce"

locandina della manifestazione

Lo scorso anno, la Fondazione Costantino Nivola, ha bandito un concorso internazionale di idee, per la progettazione del III lotto di ampliamento del Museo in Orani dedicato alla vita di Costantino Nivola; ieri in occasione della manifestazione Cortes Apertas, il comune di Orani ha inaugurato la mostra dedicata ai progetti di apliamento del museo Nivola. La mostra è stata allestita nell'ex mattatoio del comune di Orani, a due passi dal Museo Nivola. Ark's-Workgroup (http://www.arks.it/) ha partecipato al concorso di idee con la proposta "pecore in controluce",(http://www.arks.it/projects/) .....esposta in tale occasione.

Nella mostra sono esposti circa 39 progetti ed e' confortante vedere tanti giovani professionisti con tanta voglia di confrontarsi e di sperimentare il nuovo!!!

L'invito e' aperto a tutti

Arch.Daniele Todde
Ark's-Associazione Culturale ®
Ark's-Workgroup ®