Per chi ha avuto il piacere di vedere Parigi dall'alto, o dalla Tour Eiffel o dal colle del Sacro Cuore, ha potuto notare la quasi omogeneità cromatica dovuta all'uso quasi esclusivo dell'arenaria che dona al contesto urbano parigino delle tonalità tendenzialmente chiare.
Sceso dalla Tour Eiffel mi sono subito diretto verso la tentazione architettonica!
Tra una viuzza e l'altra sono arrivato lateralmente all'edificio, in un contesto quasi irreale: non un edificio con uno spazio verde ma un edificio fuso con esso e da esso totalmente inscindibile: ecco ero davanti al Museo quai Branly, un gioiello dell'architettura contemporanea dedicato alle arti e civiltà d'Africa, Asia, Oceania e Americhe e comunque non occidentali....praticamente unico nel suo genere in Francia ed uno tra i pochi nel mondo occidentale.
Vista laterale del Museo
La nascita del museo è stata voluta da Jacques Chirac, grande appassionato di arte primitiva e non occidentale, che l'ha inaugurato nel 2006. L'edificio e' molto articolato e presenta una disposizione planimetrica per gran parte su pilotis, quasi a ricordare una palafitta rispettosa dell'ambiente lacustre sottostante.
Al di sotto per chi arriva a piedi si presenta uno scenario fantastico: una sequenza interminabile di colline artificiali, specchi d'acqua e vegetazione di ogni tipo....percorsi non regolari che portano l'attenzione del visitatore quasi come un filo d'Arianna, alla scoperta del complesso.
L'edificio sembra essere la continuazione cromatica del paesaggio circostante: le pareti ventilate di rivestimento sono costituite da pannelli metallici policromi e la composizione cromatica e' stata studiata nei minimi dettagli per dialogare con la natura circostante.
Il giardino attravesa l'edificio e arriva quasi a ridosso della Senna dove una parete vetrata a tutt'altezza delinea la demarcazione del parco museale quasi a volerlo proteggere e allo stesso momento mettere in mostra.
vista verso la green wall
Incuriosito e meravigliato decido di visitare il museo e mi dirigo verso la hall.Una rampa elicidale di accesso a lievissima pendenza mi porta da un contesto naturale estremamente luminoso ad uno via via piu' tenebroso.
Tutti gli spazi espositivi interni sono stati volutamente schermati alla luce solare a voler quasi evidenziare la sacralità legata alla primordialità dell'uomo.L'interno e' veramente sbalorditivo: un percorso centrale composto da pareti riproducenti conformazioni morfologiche poste tra l'osseo ed il roccioso; sembra di trovarsi nella gola di un crepaccio o nel letto di un fiume tropicale. Lateralmente un doppio percorso espositivo conduce alla scoperta di vari ambienti tematici: l'America, l'Asia, l'Africa, l'Oceania si susseguono senza soluzione di continuità in un contesto che incute rispetto amirazione e sopratutto silenzio quasi si tratasse di un luogo scacro.La scacralità è presente nella primordialità di ogni oggetto esposto, testimone di civiltà in buona parte scomparse.La cosa incredibile e' anche la visitabilità del complesso espositivo: qualsiasi angolo dell'enorme museo e' perfettamente raggiungibile da chiunque senza distinzione di condizioni di mobilità, trattandosi di un'enorme nastro espositivo in lieve pendenza!
Tra le magie di questo museo vi e' la totale sostenibilità dell'impianto: le pareti vericali, le vetrate i tetti sono arricchiti dal fotovoltaico, nel sottosuolo le sonde geotermiche garantiscono un perfetto equilibrio termico. E' difficile trasmettere il fascino di questo luogo ma invito chiunque si trovasse a Parigi ad andare a visitarlo merita veramente considerazione.
Comunque e' possibile documentarsi visitando questi link.
http://www.jeannouvel.com/noflash.html
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